Posts Tagged ‘usa’
Posted by homoeuropeus su 8 giugno 2010
Il partito degli spin doctor va definitivamente in pensione: ora anche il più blairiano dei candidati alla leadership del Labour, David Miliband, si è convertito al nuovo paradigma della politica, quello del community organising che è stato alla base della vittoria di Obama negli Usa e che sembra essere la chiave per impostare e vincere qualsiasi battaglia politica.
Lo ha annunciato lo stesso ex pupillo di Tony (che peraltro è appoggiato proprio dai due maestri della manipolazione informativa che hanno creato il fenomeno Blair, Peter Mandelson e Alastair Campbell), nel corso di un seminario a porte chiuse, sabato scorso a Londra. Si è trattato del primo di una serie di appuntamenti attraverso cui Miliband costruirà il suo Movement for Change, un esercito di community organiser che debbono radicare una presenza forte del Labour sul territorio e fornire un canale di comunicazione nuovo tra la leadership e gli elettori, in sostituzione dei focus group e dei sondaggi che hanno caratterizzato l’ascesa del New Labour.
«Dobbiamo costruire un partito in cui chi siamo conta più di quello che facciamo, in cui le persone, con la loro vita, vengono prima dei programmi», ha detto Miliband, in maniche di camicia e senza cravatta, a un centinaio di attivisti convocati di prima mattina per un evento seminariale dal format innovativo. Leggi il seguito di questo post »
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Posted by homoeuropeus su 11 marzo 2010
I loro genitori, quando avevano vent’anni, occupavano i campus contro la guerra in Vietnam, organizzavano manifestazioni per i diritti delle minoranze, partecipavano a Woodstock. Le vecchie foto d’archivio ce li mostrano, capelli lunghi, blue jeans, sigaretta in bocca, seduti al tavolo di qualche piccolo caffe’ di provincia, o sugli scalini della biblioteca universitaria, mentre discutono animatamente di come cambiare il mondo.
I trentenni americani oggi non hanno rinunciato a quel sogno, anzi, la vittoria presidenziale di un giovane community organizer, ha dato loro nuovo entusiasmo: la vera differenza coi loro genitori e’ che oggi le nuove tecnologie hanno ampliato le loro possibilia’, hanno reso davvero globale la speranza di cambiamento.
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Posted by homoeuropeus su 10 ottobre 2009
Conclusa la stagione delle conferenze politiche in Gran Bretagna, torno ad occuparmi di Europa, proprio nel giorno in cui il presidente polacco firma il Trattato di Lisbona. Dopo il referendum irlandese, ora manca solo la ratifica da parte della Repubblica Ceca: e anche se il presidente Vaclav Klaus sta facendo un po’ di storie e’ assai probabile che il trattato entri formalmente in vigore prima delle elezioni politiche in Gran Bretagna, (liberando cosi’ il nuovo governo Cameron da un serio problema).
E’ innegabille che la novita’ piu’ attesa del Trattato di Lisbona (cosi’ come della precedente Costituzione) sara’ la carica di Presidente del Consiglio Europeo, che viene a sostituire la Presidenza a rotazione tra gli stati e che dara’ continuita’ e visibilita’ esterna al lavoro di questo fondamentale organismo comunitario.
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Posted by homoeuropeus su 5 ottobre 2009
La notizia che Obama non incontrera’ il Dalai Lama durante la visita di quest’ultimo negli USA e’ gravissima. E gravissime sono anche le motivazioni che vengono addotte per quello che non e’ solo uno sgarbo istituzionale al leader dei tibetani, ma e’ uno schiaffo in faccia a milioni di persone che nel mondo si battono per la liberta’ del Tibet e i diritti umani in Cina.
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Posted by homoeuropeus su 28 marzo 2009
Pubblicato su Europa di oggi.
David Anthony King, è uno degli scienziati britannici maggiormente impegnati nella lotta per contrastare i cambiamenti climatici, tanto sul versante accademico, quanto, soprattutto su quello politico: è stato il consigliere scientifico di Tony Blair ed ora, come direttore della Smith School of Enterprise and the Environment di Oxford, fa parte del gruppo di esperti internazionali incaricato di preparare la conferenza dell’ONU sul clima, che si svolgerà a Copenhagen nel dicembre prossimo. Leggi il seguito di questo post »
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Posted by homoeuropeus su 13 gennaio 2009
Pubblicato su Europa di oggi.
Quando finalmente i combattimenti finiranno nella striscia di Gaza – e ieri si è giunti al diciasettesimo giorno – sarà difficile stabilire chi ha vinto: né Israele né Hamas infatti potranno dire di avere raggiunto i loro obiettivi. È quanto emerge da una ricerca di Anthony Cordesman, esperto di sicurezza internazionale del Center for Stategic and International Studies (Csis) di Washington, il quale analizza i diversi possibili scenari e sottolinea come «l’assenza di una visione strategica non possa garantire che alla fine di questa guerra ci sia una soluzione sensata». Il rischio, secondo lo studioso del Csis, è che Israele finisca con il rafforzare politicamente il suo nemico e che indebolisca tanto la presenza americana nella regione quanto le voci dei paesi arabi moderati. Leggi il seguito di questo post »
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Posted by homoeuropeus su 7 novembre 2008
La recente, straordinaria vittoria di Obama, purtroppo in Italia non e’ stata davvero capita.
Troppo enorme, troppo sconvolgente, troppo rivoluzionaria!
E quindi, di fronte all’incomprensibile, come spesso accade, l’uomo meschino si rifugia nell’ironia; cerca di smontare la portata di quello che succede con un sorriso, goliardico o beffardo, mascherando le sue difficolta’ dietro ad una battuta.
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Posted by homoeuropeus su 17 settembre 2008
Che ricadute avrà il terremoto che sta sconvolgendo il sistema finanziario americano su quella che è la capitale europea delle banche e dei mercati? Da sempre la City di Londra è sinonimo di centro finanziario, anche ora che nel miglio quadrato restano solo la Bank of England, la borsa, la sede dei Lloyds e poche altre attività economiche mentre le grandi banche internazionali, gli istituti di prestito, le attivita di mediazione si sono spostate nei moderni grattacieli di Canary Wharf, l’ex porto della capitale.
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Posted by homoeuropeus su 30 agosto 2008
Ho seguito con interesse e passione la Convention Democratica di Denver, consapevole che una parte di quello che succedera’ in Italia ed in Europa nei prossimi anni, dipende anche da come finira’ la corsa per la Casa Bianca.
Fin dal primo giorno, pero’, nonostante la straordinaria coreografia, la perfetta organizzazione dei discorsi e il loro entusiasmante messaggio, ho avuto la strana impressione che mancasse qualcosa: che la discussione non fosse approfondita abbastanza, che l’elaborazione del Partito Democratico, in vista delle prossime elezioni presidenziali, avesse ancora un grande punto interrogativo.
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